Atto I: (s)Cortesie per gli ospiti.



Personaggi
Alessandro Borghese, lo chef.
Roberto Ruspoli, lifestylist.
Chiara Tonelli, Interior Designer.
Giulia P., concorrente.
Daniele B., amico della concorrente.
Tizio, concorrente dell'altra squadra.
Tizia, concorrente dell'altra squadra.
Macellaio, comparsa.
Pescivendolo, comparsa.
Artigiano squattrinato,
comparsa.
Fioraio,
comparsa.
Barboni vari,
comparse.
Gente varia, non posso mica elencare tutti, comparse.


La scena si rappresenta in Mediolanum.

Tre losche figure s'apprestano ad aggirar pel quartire, di loro, si vedono solo le facce.
L'attenzione nostra si sposta nell'abitazione della Monna Giulia.

(Giulia)
'l primo manufatto che vado a presentar
si tratta di un oggetto che è raro mirar;
si tratta di un libro, da me lasciato orsù
da un vecchio mio parente, che, aimè non c'è più.

Il secondo tema che può dirvi chi son,
è questa scatoletta: guardate qui! Un carillon!
Vecchie ninnananne quest'oggetto fa sentir
che non appena smette ti vien voglia di dormir.

Terzo oggetto, questo terzo che cos'è?
È un bel vecchio sesterzo che mio nonna lasciò a me!
Un bello e antico dono non si può mai rifiutar
per anni, per decenni molte mani dovrà passar!

E l'argomento valido di oggi, sai qual è?
Sarà la genuità del cibo... stan bussando...so chi è!

Dopo aver presentato i tre misteriosi artefatti e svelato il tema, Monna Giulia si accinge a presentare il suo compagno per la sfida, che accoglie scherzosamente.
(Giulia)
Chi sarà mai costui? Chi sarà?
Chi mai in cucina una mano mi darà?

Un suono di campanello in lontananza.

(Daniele)
Cospetto!

(Giulia)
Daniele!

(Daniele)
Oggi... ti aiuterò in cucina, son Daniele!
Preparerò una torta con il miele!
Poi anatra all'arancio, qualche tortellino al ragù...
Fidati, mia cara, ne vorranno sempre più!

I due si apprestano a preparare la signorile cena. Monna Giulia esce, aprendo la pesante porta di noce. Per le strade della sua città saluta cordialmente amici e conoscenti, per poi recarsi dal signor macellaio.

(Macellaio)
Giulia! Benvenuta! Cosa qui ti porta!

(Giulia)
Mio caro Carlo... non certo una torta!
Una cena con amici, oggi, devo far!
Dammi il macinato; il ragù devo preparar!

La scena si chiude con cordiali scambi di saluti. Niente conio.
La nostra concorrente s'appresta comunque verso il fiorario, dove già egli ha preparato un centrotavola. Il fiorario esce da una folta fronda di felci.

(Fioraio)
Mia cara!

(Giulia)
Oscar!

(Fioraio)
Questo è per te, mia cara
come l'avevi chiesto tu: una bara!

(Giulia)
Cospetto Oscar, non sei sano!
Eppur t'avevo chiesto solo una mano!

(Fiorario)
Su sciocchina, è tutto falso!
Questo è il tuo: to', che sfarzo!

(Giulia)
Gerbere, papaveri rosa e lillà!
Che gran figurone che farò con questo qua!

Saluti, tanti saluti, e Giulia esce felice.

(Barboni)
Per favore, solo uno spiccio, senza tetto noi siam!
Guarda qui, senti che puzza, non sai come viviam!

(Pescivendolo)
Maldetti senzatetto se non andate via di qua
vi tiro un pesce in faccia: il vostro olezzo miglior sarà!

I barboni se ne vanno, lasciando la ragazza indenne. Costei, con la busta del macinato e la composizione floreale si dirige verso la fabbrichetta di un artigiano.
(Artigiano squattrinato)
Un cliente! Su Adalgisa, fai un caffè alla ragazza!
Una cliente, una cliente! Non Hug, ma Lavazza!

(Giulia)
Salve, signor artigiano squattrinato, 
da tutti ormai ignorato.
Vengo qui per acquistare dei doni.
Sono, son cinque, ben cinque adesioni, 
son amici, son stranieri, di Milano non san nulla:
ci son ragazzi? Ci sono vecchi? O forse una fanciulla?

(Artigiano squattrinato)
Moglie mia, moglie muta, 
da a me quella mia tuta!
Mia ragazza, giovinetta, 
tu vedrai che farò in fretta!

L'artigiano squattrinato, aiutato dalla malcapitata sposa, si mette subito all'opera. Scene tagliate che vedono l'artigiano all'opera.
(Artigiano squattrinato)
Terminato! 
È nato!

(Giulia)
*Oh mio Dio, un neonato?
Da far, certo, s'è dato!*
Signor artigiano, squattrinato signore, 
può forse dirmi chi è questa prole?

(Artigiano squattrinato)
Niente prole, o "prolina", 
mia bella signorina!
Di Milano questi son ricordi
son di legno, non azzardi.

(Giulia)
Cospetto che beltà! Iddio li creò!
Con questi ricordini un figurone io farò!

Felicissima la nostra cara sfidante esce dalla bottega dell'artigiano squattrinato, con i ricordini ben sistemati in una busta di stoffa, che quelle di nylon adesso non si usano più, poi se te le danno, lo sgretolo imminente sarà!

Giulia entra in casa, dove trova Daniele in piena crisi mistica: il nostro eroe sta facendo a mano cinquanta tortellini.

(Giulia)
Danielino! Danielino!
L'antipasto, il Crodino!
Non li abbiam preparati,
siam già squalificati!

(Daniele)
Mia cara amica, tu non mi conosci!
Non far così, altrimenti li sfinisci!

Giulia, offesa, va a preparare la tavola.

(Giulia)
*Li sfinisco? Li sfinisco? Oh, buon Dio!
Commetti un grosso errore, amico mio!
Ben sai che della conversazione son l'anima,
e ora niente, non so che dire, non mi viene la rima*

Tovaglia d'organza
al passo di danza
sistemo i bicchieri 
per quei forestieri.

Or penso ai coltelli, or penso ai piatti
or penso "Diamine, ci son ancor quattro atti!".

Giulia finisce di apparecchiare, Daniele completa i suoi doveri. Entrambi si vanno a preparare per la serata. A breve gli ospiti saran qua!

Il campanello suona. I due vanno ad aprire, agitati.
(Daniele e Giulia)
Vai tu!
Io no!
Vai tu!
Mio Dio!
Parla prima tu!
Parlo prim'io!
Al mio tre, vai!
Un due...

(Giulia)
Io li accolgo!
 
(Daniele)
Ad aprir io vado!

Daniele apre agli ospiti, con un sorriso a circa quarantotto denti.
(Daniele)
Miei cari, benvenuti!
Lasciate che vi aiuti!
Accomodatevi, 
seguitemi, 
l'antipasto è qua!

Lei è Giulia, di casa è la padrona.
E adesso cari miei, tutti in poltrona, 
mentre in cucina io e la mia amica andiam
tra cinque o sei minuti di nuovo qua noi siam.

In religioso silenzio i tre si alzano dalla poltrona! Loschi figuri! Malefici! Pettegoli! Dove andate in giro per le case altrui! Roberto guarda con le mani dietro la schiena oggetti causali, Chiara tocca con mano ogni cosa, Alessandro, come suo solito, si sofferma sugli oggetti più strani ed impensabili, giocandovi.

(Chiara)
Sembra seta, sembra raso, 
or l'annuso col mio naso.
Le rifiture son eccelse
Il mio nonno cinese direbbe "Qua me le son pelse!"

Arrivano Giulia e Daniele con gli antipasti.

(Alessandro)
GLI ANTIPASTI! GLI ANTIPASTI!
Or si mangia, or si beve, la serata inizia già!

Il campanello suona. Gli sfidanti entrano scambiandosi saluti di falsa simpatia con gli avversari.
Dopo le dovute presentazioni, si siedono tutti attorno il tavolo basso degli antipasti.

 
(Alessandro)

 Bruschette, olive, classico vino
magari il piatto un poco bruttino.
In fondo 'ste cose non importano a me
di Sor Ruspoli son interessi, e del suo acume!

Dopo una breve chiacchierata, il gruppo si dirige verso la tavola.
Roberto guarda la tavola accuratamente imbandita con un leggero sospetto.


(Roberto)
L'organza, l'organza, 
mia cara Giulia,  che eleganza!
Il tema di quest'oggi, aimè, è la genuinità;
purtroppo questa tavola proprio non ne ha!

Daniele inizia a portare il cibo intavola, portata dopo portata, come un cameriere professionista.

(Daniele)
Il primo, gran tortelloni
ragù, formaggio; sentite che buoni!

Secondo, anatra sia!
Così si fa, almen a casa mia!

Il dolce sentite che gran bontà!
Con miele e vaniglia, una novità!
Finita la cena, Giulia si alza, attirando l'attenzione di tutti.

(Giulia)
Fermi tutti, fermi lì!
Ho qualcosa per voi, qui!
Del Duomo di Milano, statuette son
fatte a mano, legno, e il mio cuor!


Gli ospiti apprezzano il dono, e se ne vanno, salutando, abbracciando.

(Daniele)
Dimmi, Giulia, domani, come andrà?
Faran meglio di noi, gli zotici, là?

(Giulia)
Mio caro amico, ti dico com'è:
siam imbattibili, credi a me!

La sera successiva la scenata si ripete. Giulia e Daniele giungono in casa degli sfidanti, dove si assiste a scene simili a quelle precedenti.

Tutto ciò non è comunque finito. I tre loschi, i tre giudici infernali, debbono valutare le cene... 


(Chiara)
Tende fantastiche, rifiniture chic!
Un paragone: Tizia è una Bic.
Mentre la sfidante sua si applica;
in confronto è una stilografica.

(Roberto)
Fuori tema, siamo, aimè, 
mia cara Giulia, son triste per te.
Mentre da Tizia più inerenza c'è!
Brava cara Tizia hai vinto, per me!


(Alessandro)
La panna, la panna! Non farlo mai più!
Tizia, a casa tua non ci mangerei più!
Mentre da Giulia la genuinità
si è fatta sentire, brava Giulia!

Il voto mio quindi un nove è
per Giulia e Daniele, prendete da me!
Per Tizia e Tizia un cinque sarà
per la vostra cena, per carità!

(Chiara)
Per me un bell'otto a Giulia e un sei, 
meglio andar in giro per musei!

(Roberto)
Un sei e mezzo alla coppia milanese 
spero di non arrecar offese.
Un nove pieno ai Tizi stranieri, 
che nonostante tutto han lottato da guerrieri!

(Chiara)
Ovvio che la vittoria di Giulia ormai è:
cari miei tizi per voi qualcosa c'è!
I nostri consigli dispenseremo a voi!
Prendete quindi esempio da noi!

Per te, cara Tizia, un consiglio già ho
butta quei quadri! Gettali nella discarica di Rho!

(Alessandro)

Tizia mia bella non usare più
la panna e pepe, per me fallo, su!

(Roberto)
Per me è perfetto, continua così
per me non doveva vincere quella tizia lì.

La storia si conclude, la puntata è finita. Nuove avventure attendono i nostri tre tristi mietitori di padroni di casa!
Un saluto alle comparse che non sono state citate.

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